Sulle Immaginarie Fasce della
Docenza Universitaria
Abstract: This report concern on unreality of teaching level in italian university. The simple analysis of a real
case show that the rules applied for teaching assignments are based on pure imaginary considerations, and are quite distant from real experimental data. These
rules indirectly generate resources dissipation, associated
with a low quality of teaching activity.
L’attuale sistema di reclutamento dei professori
universitari, secondo quanto stabilito dai regolamenti ANVUR, è basato quasi
esclusivamente su degli indicatori che misurano la presunta qualità e quantita
della produzione scientifica dei singoli candidati, ma curiosamente non fa
alcun riferimento a precedenti esperienze di insegnamento maturate dai
candidati.
E’ come si cercasse un autista di autobus, ma non gli viene
chiesto se ha la patente. Questa ulteriore, fastidiosa condizione dovrebbe essere
accertata piuttosto da una commissione locale.
E’ un impianto basato sulla convinzione che chi fa una buona ricerca, di per sé abbia anche il talento di
offrire buone prestazioni didattiche.
Certo
si è verificato molte volte nelle aule universitarie, come molti di noi ricordano con vero piacere, ma sono delle notabili
eccezioni, non la norma. Fare una buona ricerca significa soprattutto studiare il
lavoro degli altri, avere una delicata relazione con gli apparati sperimentali e
con le sostanze che si manipolano. Con questi attrezzi ci si può misurare con la
realtà delle entità materiali oggetto di studio, cioè si possono organizzare
degli esperimenti nei quali si interroga il mondo reale. Le risposte ottenute
molto spesso non soddisfano completamente le nostre curiosità, ma aprono nuovi
e insospettabili scenari, che spingono a pensare a nuovi esperimenti.
Fare una buona didattica significa tutta una altra cosa, significa
in primo luogo non fornire agli studenti banalmente una massa di nozioni, ma
entrare direttamente nella loro testa, insegnando loro soprattutto a ragionare su come usare correttamente le nozioni acquisite.
Mi sembrano in effetti due attività abbastanza diverse, l’una
concernente i colleghi, i libri, le tecnologia e le molecole, l’altra solo il cervello
di tanti giovani umani. E’ chiaro che essere dei buoni ricercatori non implica
automaticamente essere anche dei buoni docenti. Una delicata relazione con gli apparati sperimentali non è sufficiente ad avere una corretta relazione con giovani umani. Essere dei buoni docenti significa infine essere necessariamente anche dei buoni ricercatori, perché bisogna fornire agli studenti nozioni "aggiornate".
Dunque, non sarebbe necessario soprattutto valutare le capacità didattiche dei candidati, che di solito hanno
molti anni di attività di insegnamento alle spalle? E’ un mistero.
Ma a pensarci bene, cosa rappresentano le tre fasce della
docenza universitaria F1, F2 e F3 che plasmano la vita dei nostri atenei?
La dimostrazione che la legge F1 > F2 > F3 , che
definisce prestazioni e retribuzioni delle fasce della docenza, è falsa, è
molto semplice.
Qualunque legge, infatti, o è vera
o è falsa. Non può essere entrambe le cose.
Per verificare se una legge è vera
o è falsa bisogna fare degli esperimenti. Cioè bisogna calare la legge nella
realtà. In questo modo si ottengono dei dati sperimentali, dei numeri, che ci dicono se la
legge è vera o è falsa.
Calando la F1 > F2 > F3 nelle aule universitarie,
si ottengono i seguenti set di dati sperimentali:
A. F1 > F2 > F3
B- F1 > F3 > F2
C- F2 > F1 > F3
D- F2 > F3 > F1
E- F3 > F1 > F2
F- F3 > F2 > F1
I dati ci dicono
che effettivamente il caso A esiste nella realtà, ma esistono anche tutti gli
altri casi.
La quantificazione dei casi è ovviamente possibile solo conoscendo
il peso relativo di ciascun caso, ma occorrerebbe conoscere le valutazioni
della didattica, in tutte le realtà in cui essa viene svolta.
Il risultato non
potrebbe che dimostrare che la legge è falsa, cioè nella realtà la legge è
sbagliata. In verità per dimostrarlo basta anche un solo caso compreso tra B e
F.
La legge A. F1 > F2 > F3 rimane valida
nelle casse degli uffici stipendi.